Cresce la preoccupazione sui pericoli legati all’uso illecito dell’AI. Proprio in queste ore, infatti, l’FBI ha messo in luce la tendenza sempre crescente dei cybercriminali di utilizzare deepfake per attacchi di sextortion, una forma di ricatto in cui i morti si trovano costrette a pagare un riscatto per evitare che contenuti espliciti di cui sono protagoniste vengano diffusi in rete. In realtà, per la stragrande maggioranza delle volte i criminali non sono in possesso di alcunché, ma si limitano soltanto a spaventare le loro vittime. Anche se di recente sono sempre più numerosi i casi in cui i malintenzionati stanno utilizzando le immagini che gli utenti hanno caricato sui social per trasformarle in contenuti sessualmente espliciti generati dall’intelligenza artificiale, da utilizzare nei loro attacchi di sextortion.
Una tendenza che si è dimostrata in aumento dall’aprile 2023, in seguito al successo incredibile riscosso da ChatGpt e affini. In fondo, è abbastanza risaputo che l’AI generativa possa diventare uno strumento letale nel caso in cui finisca nelle mani sbagliate. E così sembra essere. L’FBI ha segnalato un aumento notevole del numero delle vittime di sextortion, che spesso finiscono per essere le protagoniste di video espliciti generati dall’intelligenza artificiale e poi pubblicati su siti pornografici a loro insaputa. Un’azione che le espone a una pressione incredibile, tanto da costringerle a pagare ai criminali il riscatto richiesto pur di vedere le proprie immagini rimosse dalla rete.
Come proteggersi dalla sextortion
La velocità con cui gli strumenti di AI generativa si stanno diffondendo rischia di rendere la rete un luogo incredibilmente pericoloso, soprattutto per le categorie di utenti più sensibili. Nonostante molti di questi tool siano dotati di protezioni integrate per prevenirne l’uso improprio, la diffusione illegale che ne viene fatta sul dark web rischia di compromettere la sicurezza di tutti noi. Proprio per questo, l’FBI suggerisce di limitare l’accesso alla visualizzazione delle immagini pubblicate sui social a una cerchia ristretta di amici, così da ridurne la copertura ed evitare che queste possano finire nelle mani dei malintenzionati. Inoltre, nel caso in cui vi rendiate conto che è troppo tardi per agire in questo modo e che alcuni contenuti espliciti di cui siete protagonisti sono finiti in rete, fareste bene a contattare la piattaforma di riferimento per chiederne immediatamente la rimozione. Quanto ai minori, spetta ai genitori il compito di monitorarne l’attività online per tenerli lontani dal mirino dei criminali informatici.
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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-06-07 10:23:27 ,